La nostra «Regola di vita»
 
«Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta». 

                         
(Giovanni Paolo II)
 


   

In ogni tempo della storia cristiana, la vita in comune, genericamente chiamata vita religiosa, è stata lievito e fermento per vivificare la sequela di Cristo e per realizzare quella promozione dell’uomo nelle sue necessità e problematiche che è l’originalità della Buona Novella di Cristo. Di fatto, i “segni dei tempi” non sono solo all’origine delle famiglie religiose nella Chiesa, ma sono soprattutto la “lettura” di Dio di questo o di quel particolare momento storico e culturale che vive la Chiesa. Dio indica così e promuove la soluzione di problematiche religiose ed esistenziali di più ampio respiro, per così dire, rispetto a ciò che si vive e si soffre in quella determinata situazione storico-culturale.

 

È un’indicazione, profonda e vitale, di un cammino in avanti e che san Paolo, animatore insuperabile delle prime comunità cristiane, ha chiamato “carisma”. Dunque, un dono di Dio per aiutare la Chiesa istituzionale ad essere sempre, in ogni momento storico, efficace testimonianza della salvezza operata da Cristo con la sua morte e risurrezione. 
È in questo quadro di fede e di teologia della storia, dunque, che si può comprendere anche la nascita e la formazione della Comunità di San Leolino.

 

Una Comunità, peraltro, un po’ originale rispetto a tante altre esperienze comunitarie nuove e, ripetiamo, per lo più improntate al monachesimo, assai vive nella Chiesa del nostro tempo e in tutte le nazioni del mondo, ma che condivide con esse proprio il “sogno” del Concilio Vaticano II di coltivare e sviluppare la vita di Dio anche nella complessa situazione del mondo contemporaneo per certi aspetti lontano da Dio e bisognoso, proprio per questo, di sentirlo e amarlo con occhi e cuore nuovo. La cultura del “disincanto” (M. Weber) esige che il problema, posto dal Dio di Gesù Cristo, torni a essere centrale, senza tentazioni di fondamentalismo religioso, ma piuttosto come testimonianza di vita e di orientamento. 
In breve, la Regola di vita della Comunità di San Leolino pone al primo posto la vita di preghiera, necessario alimento quotidiano per un autentico rapporto con Dio, non solo scandendo la giornata con la celebrazione dell'Eucaristia e della Liturgia delle ore (Lodi, Vespri, Compieta), ma anche con le ore di studio e di attenzione ai problemi culturali contemporanei. E poi lo studio della parola di Dio (Lectio divina), la revisione di vita, momenti di formazione spirituale e culturale in comune (Scuola di Comunità).



 

Formazione permanente tra spiritualità e cultura


 

Infatti, tutta la vita della Comunità è improntata alla “formazione permanente” sia dal punto di vista spirituale che da quello di studio e di ricerca, ai fini di quella “nuova evangelizzazione” voluta dal Concilio Vaticano II. 
Tuttavia, la Comunità dedica molta attenzione, anzi vive di quella spiritualità liturgica che, di fatto, è l’anima del suo essere e fare cultura in nome di Cristo: «La fede definisce il culto, e il culto la comprensione del mondo, dalla quale poi deriva la cultura» (P. Florenskij). Così, la giornata inizia dalla S. Messa, celebrata solennemente, mentre anche le altre festività dell’anno liturgico, curate e amate in ogni dettaglio, sanno infondere quella forza espressiva e mistica che viene dalla presenza di Cristo tra noi e con noi, vero spirito della riforma liturgica attuata dal Vaticano II. 


 

Il secondo aspetto della Regola di vita che caratterizza la vita della Comunità è l’impegno per l’evangelizzazione degli uomini e delle donne di oggi. L’intenzione profonda della Comunità è di cooperare alla riconciliazione delle anime con Dio, servendosi della cultura e dell’istruzione, e proprio cercando di rispondere alle sfide della secolarizzazione e del disincanto. I cristiani non sono sprovveduti o ignoranti poiché da sempre la fede cristiana non è mai stata nemica dell'autentica cultura, come dimostra bene anche la storia e la cultura del continente europeo.

Una semplice frase del gesuita card. Tomás Spidlík (1919-2010) riassume tutto in maniera efficace e precisa: «Sia la santità che la genialità esigono la nostra stima. Il poeta Puskin e il santo taumaturgo Serafino di Sarov erano contemporanei. Non sarebbe utile sostituire l’uno con l’altro: la Provvidenza li ha mandati entrambi».

 

 

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